lunedì, maggio 31, 2004
Non che mi dispiaccia far pubblicità anche a Tocelegno, per carità.
Ma é inquietante.
Digitare l'url del proprio blog e trovarsi il sito di Tocelegno é un po' come cercare un documentario su Discovery Channel e scoprire che trasmettono "Porta a Porta" a reti unificate.
I soldi risparmiati acquistando il dominio a buon prezzo saranno devoluti in beneficenza all'associazione per la lotta all'alcolismo che sta tentando invano di liberare dalla dipendenza il responsabile IT di Zonadomini.
L'evaporazione del mio blog mi ha comunque regalato un rinnovato interesse per il bricolage e un'insana passione per le epiche avventure della famiglia Lagostina alla scoperta del Tek.
Ad ogni modo ho ricevuto rassicurazioni:
nel caso si dovesse verificare una nuova mirabolante trasmigrazione del mio sito, le pagine saranno sostituite da puppappera.it sì da poter indurre la passione per il "fai da te" anche ai pochi visitatori che al momento ne fossero ancora immuni.
Ma é inquietante.
Digitare l'url del proprio blog e trovarsi il sito di Tocelegno é un po' come cercare un documentario su Discovery Channel e scoprire che trasmettono "Porta a Porta" a reti unificate.
I soldi risparmiati acquistando il dominio a buon prezzo saranno devoluti in beneficenza all'associazione per la lotta all'alcolismo che sta tentando invano di liberare dalla dipendenza il responsabile IT di Zonadomini.
L'evaporazione del mio blog mi ha comunque regalato un rinnovato interesse per il bricolage e un'insana passione per le epiche avventure della famiglia Lagostina alla scoperta del Tek.
Ad ogni modo ho ricevuto rassicurazioni:
nel caso si dovesse verificare una nuova mirabolante trasmigrazione del mio sito, le pagine saranno sostituite da puppappera.it sì da poter indurre la passione per il "fai da te" anche ai pochi visitatori che al momento ne fossero ancora immuni.
sabato, maggio 29, 2004
Souvenir
Non porta l’orologio.
- Gli orologi rovinano i polsini delle camicie – fu l’ultima versione ufficiale.
Ma lui raramente indossava camicie.
E da quattro anni nemmeno orologi.
Non ne portava dal momento in cui quell’ orologio a cui teneva tanto cessò il suo rassicurante ticchettio.
Quella volta gli chiesero:
- Cosa vuoi di suo, per ricordarlo?
- L’orologio – disse, senza pensare.
L’orologio era ciò che da sempre lo aveva accompagnato, era il suo unico vezzo, era il battito del suo cuore quando gli appoggiava la testa sul petto, per farsi consolare.
L’orologio era una presenza sul comodino, quando aveva fatto brutti sogni e si infilava nel suo letto per cercare sicurezza.
L’orologio era ormai vecchio e stanco, ma se ne avvertiva la presenza elegante nelle occasioni importanti.
Ma poi altri pensieri ebbero la meglio, e si rese conto che non aveva bisogno di oggetti per portare qualcuno con sé, in sé.
E non portò mai più orologi.
- Tu non porti l’orologio – gli disse lei – io lo porto sempre… è un ricordo.
In silenzio rifletterono sul fatto che, nonostante tutto, a modo loro, entrambi indossavano i ricordi.
- Gli orologi rovinano i polsini delle camicie – fu l’ultima versione ufficiale.
Ma lui raramente indossava camicie.
E da quattro anni nemmeno orologi.
Non ne portava dal momento in cui quell’ orologio a cui teneva tanto cessò il suo rassicurante ticchettio.
Quella volta gli chiesero:
- Cosa vuoi di suo, per ricordarlo?
- L’orologio – disse, senza pensare.
L’orologio era ciò che da sempre lo aveva accompagnato, era il suo unico vezzo, era il battito del suo cuore quando gli appoggiava la testa sul petto, per farsi consolare.
L’orologio era una presenza sul comodino, quando aveva fatto brutti sogni e si infilava nel suo letto per cercare sicurezza.
L’orologio era ormai vecchio e stanco, ma se ne avvertiva la presenza elegante nelle occasioni importanti.
Ma poi altri pensieri ebbero la meglio, e si rese conto che non aveva bisogno di oggetti per portare qualcuno con sé, in sé.
E non portò mai più orologi.
- Tu non porti l’orologio – gli disse lei – io lo porto sempre… è un ricordo.
In silenzio rifletterono sul fatto che, nonostante tutto, a modo loro, entrambi indossavano i ricordi.
mercoledì, maggio 26, 2004
Riuscì a sognare quella notte.
Non capitava da tempo.
Sogni potenti, un accavallarsi vorticoso di immagini per le quali non sapeva trovare un senso.
Non ricordava tutto perfettamente: i dettagli non erano a fuoco, la trama inconcludente.
Ma aveva sognato con lo sfondo.
Si chiese come fosse possibile sognare con uno sfondo.
Per quella strana commedia non c’era trama, solo scenografie.
Era un sogno a termine, pensato con il contascatti.
Un sogno teatrale, come la sua vita, legata ad un contratto che il suo impresario, al momento buono, non avrebbe rinnovato.
La cosa non sembrò preoccuparlo perché lì, per sempre, sullo sfondo, l’ultima immagine avrebbe sfidato il tempo: come quello sguardo di cui lei, quella volta, gli fece dono…
Non capitava da tempo.
Sogni potenti, un accavallarsi vorticoso di immagini per le quali non sapeva trovare un senso.
Non ricordava tutto perfettamente: i dettagli non erano a fuoco, la trama inconcludente.
Ma aveva sognato con lo sfondo.
Si chiese come fosse possibile sognare con uno sfondo.
Per quella strana commedia non c’era trama, solo scenografie.
Era un sogno a termine, pensato con il contascatti.
Un sogno teatrale, come la sua vita, legata ad un contratto che il suo impresario, al momento buono, non avrebbe rinnovato.
La cosa non sembrò preoccuparlo perché lì, per sempre, sullo sfondo, l’ultima immagine avrebbe sfidato il tempo: come quello sguardo di cui lei, quella volta, gli fece dono…
E’ sempre stato più simpatico di me.
Era in grado di strappare un sorriso al più insensibile.
Aveva la faccia furbetta e gli occhi brillanti di vita.
Era facile amarlo, così pieno di risorse, così traboccante di gioia.
Mi ha sempre riconosciuto come un esempio.
Mi correva in braccio piangendo quando si sentiva minacciato dai “gandi”, per farsi scudo: mi correva incontro a braccia aperte gridando e singhiozzando: - fatellone!
Lui, dieci chili più pesante di me; e io mi lasciavo travolgere, sereno.
Cercava protezione, già da allora, e io facevo ciò che potevo, come potevo, per rialzarmi e consolarlo.
Ho sempre invidiato la sua carica, l’energia che lo muoveva e sembrava poterlo portare ovunque.
Ho sempre osservato, dall’esterno, con falsa preoccupazione, la sua capacità di superare di slancio un ostacolo senza temere di sbattere pesantemente a terra.
Lo osservavo vivere, nascondere le proprie debolezze con la forza del carattere che avrei scelto per me nel calderone del brodo primordiale.
Poi cominciai a scrutare nei suoi occhi la sua rabbia, i suoi desideri di fuga, la sua volontà di apparire, il suo desiderio di sentirsi amato da tutti.
Protetto dal falso scudo della mia razionalità arrivai a sentirmi giudice dei suoi errori.
Ma quelle che legano le persone ai sentimenti di chi le circonda sono prigioni i cui ceppi sono tanto più stretti quanto più il legame è forte.
Ogni tentativo di fuga è superfluo, perché la latitanza è un controsenso quando si è giudici e imputati a un tempo.
Era in grado di strappare un sorriso al più insensibile.
Aveva la faccia furbetta e gli occhi brillanti di vita.
Era facile amarlo, così pieno di risorse, così traboccante di gioia.
Mi ha sempre riconosciuto come un esempio.
Mi correva in braccio piangendo quando si sentiva minacciato dai “gandi”, per farsi scudo: mi correva incontro a braccia aperte gridando e singhiozzando: - fatellone!
Lui, dieci chili più pesante di me; e io mi lasciavo travolgere, sereno.
Cercava protezione, già da allora, e io facevo ciò che potevo, come potevo, per rialzarmi e consolarlo.
Ho sempre invidiato la sua carica, l’energia che lo muoveva e sembrava poterlo portare ovunque.
Ho sempre osservato, dall’esterno, con falsa preoccupazione, la sua capacità di superare di slancio un ostacolo senza temere di sbattere pesantemente a terra.
Lo osservavo vivere, nascondere le proprie debolezze con la forza del carattere che avrei scelto per me nel calderone del brodo primordiale.
Poi cominciai a scrutare nei suoi occhi la sua rabbia, i suoi desideri di fuga, la sua volontà di apparire, il suo desiderio di sentirsi amato da tutti.
Protetto dal falso scudo della mia razionalità arrivai a sentirmi giudice dei suoi errori.
Ma quelle che legano le persone ai sentimenti di chi le circonda sono prigioni i cui ceppi sono tanto più stretti quanto più il legame è forte.
Ogni tentativo di fuga è superfluo, perché la latitanza è un controsenso quando si è giudici e imputati a un tempo.
domenica, maggio 23, 2004
Sei splendida.
Blogrodeo 1.0
Ci sono tutti. Proprio tutti. Non faccio nemmeno l’elenco, guardatevi le Pagine Gialle.
Una sola cosa non è tornata al suo posto.
Mi ritrovo con un punto interrogativo di pietra sospeso sopra il cranio.
Momenti di massima eccitazione.
Concerto della Black Sound Machine.
Femmine in visibilio ballano discinte in totale adorazione della popstar supersexy.
I miei occhi cadono (letteralmente) ai piedi di Trilly, che approfitta di un colpo d’anca della popstar, per esibirsi in un sensuale e solitario minuetto a centro pista.
Mi volto e la scorgo: è splendida.
E’ un attimo.
Un secondo blogger totalmente rapito dalla divina apparizione, si avvicina e le confessa:
- sei splendida.
“ehi amico, che fai, mi freghi la battuta?”
Il piratesco abbordaggio non raggiunge però l’esito sperato. Immediatamente si forma un capannello di personaggi metà donna e metà faina, che senza esitazione si lanciano in un coro di risa sguaiate e irriverenti.
Al malcapitato Morgan non resta che la ritirata e a me un pugno di interrogativi irrisolti.
Uno su tutti:
- Dove diavolo ha sbagliato?
No. Dico. Non sono certo un “Tombeur de femme”. Quindi…
In genere i miei approcci sono basati sulla divertita e cialtronesca improvvisazione.
Non sempre la cosa funziona. Dipende anche dallo stato di forma del sottoscritto.
Ma c’è anche l’approccio da sala da ballo.
Quello ha regole fisse, e io non le conosco, lo ammetto.
Mi riprometto di iscrivermi a un corso a partire da settembre.
Nel frattempo, se possibile, aiutatemi.
Vorrei comporre un piccolo bignami per l’estate. Giusto per non sfigurare.
Avanti dunque.
Dite la vostra.
La questione è aperta a tutti, soprattutto alle faine di cui sopra.
Voglio un elenco corposo di approcci da discoteca “alla moda”.
Voglio la frase giusta che piace ai giovani, anzi, alle giovani.
Non abbandonatemi come un cucciolo ingombrante, proprio all’approssimarsi della bella stagione.
Salvate un Fraps!
Sotto con i commenti.
Ci sono tutti. Proprio tutti. Non faccio nemmeno l’elenco, guardatevi le Pagine Gialle.
Una sola cosa non è tornata al suo posto.
Mi ritrovo con un punto interrogativo di pietra sospeso sopra il cranio.
Momenti di massima eccitazione.
Concerto della Black Sound Machine.
Femmine in visibilio ballano discinte in totale adorazione della popstar supersexy.
I miei occhi cadono (letteralmente) ai piedi di Trilly, che approfitta di un colpo d’anca della popstar, per esibirsi in un sensuale e solitario minuetto a centro pista.
Mi volto e la scorgo: è splendida.
E’ un attimo.
Un secondo blogger totalmente rapito dalla divina apparizione, si avvicina e le confessa:
- sei splendida.
“ehi amico, che fai, mi freghi la battuta?”
Il piratesco abbordaggio non raggiunge però l’esito sperato. Immediatamente si forma un capannello di personaggi metà donna e metà faina, che senza esitazione si lanciano in un coro di risa sguaiate e irriverenti.
Al malcapitato Morgan non resta che la ritirata e a me un pugno di interrogativi irrisolti.
Uno su tutti:
- Dove diavolo ha sbagliato?
No. Dico. Non sono certo un “Tombeur de femme”. Quindi…
In genere i miei approcci sono basati sulla divertita e cialtronesca improvvisazione.
Non sempre la cosa funziona. Dipende anche dallo stato di forma del sottoscritto.
Ma c’è anche l’approccio da sala da ballo.
Quello ha regole fisse, e io non le conosco, lo ammetto.
Mi riprometto di iscrivermi a un corso a partire da settembre.
Nel frattempo, se possibile, aiutatemi.
Vorrei comporre un piccolo bignami per l’estate. Giusto per non sfigurare.
Avanti dunque.
Dite la vostra.
La questione è aperta a tutti, soprattutto alle faine di cui sopra.
Voglio un elenco corposo di approcci da discoteca “alla moda”.
Voglio la frase giusta che piace ai giovani, anzi, alle giovani.
Non abbandonatemi come un cucciolo ingombrante, proprio all’approssimarsi della bella stagione.
Salvate un Fraps!
Sotto con i commenti.
giovedì, maggio 20, 2004
mercoledì, maggio 19, 2004
lunedì, maggio 17, 2004
Maledetti dietrologi!
Troveranno anche un motivo per la Pazziata.
Magari sembrerà anche sensato.
Magari avrà a che fare con i blog.
Magari anche con il cuore.
Magari vi convinceranno che si può portare un blog fuori dalla rete perché il mezzo non conta.
Forse vi racconteranno che un gruppo di balordi, con questo nobile intento, ha inscenato la prima Pazziata.
Ma loro, i dietrologi, quel giorno non erano là.
Maledetti dietrologi.
Un giorno vi venderanno il concetto secondo il quale bisogna essere attori per “Pazziare al top”.
Loro però, quel giorno non c’erano.
Qualcuno cercherà di raccontarvi che esiste un video di quella prima artigianale Pazziata.
Non sarà una notizia attendibile. Loro, quel giorno, erano altrove.
Io c’ero, almeno così mi hanno raccontato.
Avevo un panama in testa e un cuba libre in mano.
Ancora me lo chiedo, che diavolo ci facevo lì.
Non ricordo neanche i loro visi.
Eppure li ho amati tutti, quelli della Pazziata.
Troveranno anche un motivo per la Pazziata.
Magari sembrerà anche sensato.
Magari avrà a che fare con i blog.
Magari anche con il cuore.
Magari vi convinceranno che si può portare un blog fuori dalla rete perché il mezzo non conta.
Forse vi racconteranno che un gruppo di balordi, con questo nobile intento, ha inscenato la prima Pazziata.
Ma loro, i dietrologi, quel giorno non erano là.
Maledetti dietrologi.
Un giorno vi venderanno il concetto secondo il quale bisogna essere attori per “Pazziare al top”.
Loro però, quel giorno non c’erano.
Qualcuno cercherà di raccontarvi che esiste un video di quella prima artigianale Pazziata.
Non sarà una notizia attendibile. Loro, quel giorno, erano altrove.
Io c’ero, almeno così mi hanno raccontato.
Avevo un panama in testa e un cuba libre in mano.
Ancora me lo chiedo, che diavolo ci facevo lì.
Non ricordo neanche i loro visi.
Eppure li ho amati tutti, quelli della Pazziata.
sabato, maggio 15, 2004
lunedì, maggio 10, 2004
Pollice verde
Sindaco: Le casse!
Maresciallo: Le agg’ appena controllate! Sctann’ apposto. ‘A radio: chilla gracchia, ma si sente.
Sindaco: Le casse del comune Maresciallo! Non quelle dell’auto di pattuglia!
Maresciallo: Gracchiano pure quelle?
Sindaco: No, stupido, quelle languono!
Maresciallo: E che verso sarebbe?
Sindaco: Imbecille! Le casse sono vuote!
Maresciallo: ma se sctanno vuote, certo che non funzionano.
Sindaco: ecco, appunto, legga qua. Le entrate derivanti dalle contravvenzioni sono in calo negli ultimi sei mesi. I conti non tornano...
Maresciallo: Scusi sa, ma la patente appunti funziona. Chilli sfaccendati dei nostri compaesani s’allacciano 'e cinture, s’anno accattato 'o auricolare, e quando vanno ad accattare 'e sigarette se mettono pure ò giubbotto aranciò che se mescolano con la protezione civile e nun ce se capisce chiù un c…
Sindaco: E le azalee? Dove le mette le azalee? (mi consenta..)
Maresciallo: ????
Sindaco: Le splendide azalee che decorano le preziose rotonde alla francese di Moltrasio!!
Chi ci pensa alle azalee?
Maresciallo: Peppino ò giardiniere?
Sindaco (affranto): No. Dico. Le azalee chi le compra? Non ci sono più soldi…
Solerte consigliere: Articolo 172, comma uno e diciotto del codice della strada!
Maresciallo: Ce sta pure un comma per la protezione dell’azalea sul suolo comunale?
Solerte consigliere: NO, per le cinture posteriori. Non le mette nessuno. Lei eleva contravvenzione, sono 68,00 euro puliti puliti a passeggero e niente punti in meno sulla patente. Il conducente è contento, il sindaco pure.
Sindaco: Così si salvano capra e cavoli.
Maresciallo: mo’ però sctiamo daccapo con le azalee…
Sarà il giochino dell’estate.
Io, almeno in queste ridenti località lacustri, le cinture posteriori consiglierei di indossarle: a meno che, come il sottoscritto, non proviate amore incondizionato per le piante acidofile.
Maresciallo: Le agg’ appena controllate! Sctann’ apposto. ‘A radio: chilla gracchia, ma si sente.
Sindaco: Le casse del comune Maresciallo! Non quelle dell’auto di pattuglia!
Maresciallo: Gracchiano pure quelle?
Sindaco: No, stupido, quelle languono!
Maresciallo: E che verso sarebbe?
Sindaco: Imbecille! Le casse sono vuote!
Maresciallo: ma se sctanno vuote, certo che non funzionano.
Sindaco: ecco, appunto, legga qua. Le entrate derivanti dalle contravvenzioni sono in calo negli ultimi sei mesi. I conti non tornano...
Maresciallo: Scusi sa, ma la patente appunti funziona. Chilli sfaccendati dei nostri compaesani s’allacciano 'e cinture, s’anno accattato 'o auricolare, e quando vanno ad accattare 'e sigarette se mettono pure ò giubbotto aranciò che se mescolano con la protezione civile e nun ce se capisce chiù un c…
Sindaco: E le azalee? Dove le mette le azalee? (mi consenta..)
Maresciallo: ????
Sindaco: Le splendide azalee che decorano le preziose rotonde alla francese di Moltrasio!!
Chi ci pensa alle azalee?
Maresciallo: Peppino ò giardiniere?
Sindaco (affranto): No. Dico. Le azalee chi le compra? Non ci sono più soldi…
Solerte consigliere: Articolo 172, comma uno e diciotto del codice della strada!
Maresciallo: Ce sta pure un comma per la protezione dell’azalea sul suolo comunale?
Solerte consigliere: NO, per le cinture posteriori. Non le mette nessuno. Lei eleva contravvenzione, sono 68,00 euro puliti puliti a passeggero e niente punti in meno sulla patente. Il conducente è contento, il sindaco pure.
Sindaco: Così si salvano capra e cavoli.
Maresciallo: mo’ però sctiamo daccapo con le azalee…
Sarà il giochino dell’estate.
Io, almeno in queste ridenti località lacustri, le cinture posteriori consiglierei di indossarle: a meno che, come il sottoscritto, non proviate amore incondizionato per le piante acidofile.
venerdì, maggio 07, 2004
Pare che il giovane Peter Pan abbia contratto la fastidiosissima sindrome che gli scienziati definiscono “da Pazziata”.
I bimbi sperduti raccontano di attacchi di inusitato e schizoide ottimismo, accompagnati da vuoti di memoria, riflessi rallentati e inevitabili scompensi, con spiacevoli ripercussioni sui ritmi sonno-veglia (catarticosi).
Sembra che la conseguente ansia da prestazione abbia perfino messo “in allarme” Campanellino.
L’infantile eroe, abbandonato il cappellino verde a punta per un “panama” a falda larga, si aggira inquieto per la “Milano da bere”.
I bimbi sperduti raccontano di attacchi di inusitato e schizoide ottimismo, accompagnati da vuoti di memoria, riflessi rallentati e inevitabili scompensi, con spiacevoli ripercussioni sui ritmi sonno-veglia (catarticosi).
Sembra che la conseguente ansia da prestazione abbia perfino messo “in allarme” Campanellino.
L’infantile eroe, abbandonato il cappellino verde a punta per un “panama” a falda larga, si aggira inquieto per la “Milano da bere”.
mercoledì, maggio 05, 2004
Vespasiani di stato.
In Rai si canta fuori dal coro, finalmente, anche se soltanto con Music Farm.
In Rai finalmente si vince la battaglia degli ascolti nella fascia pre-serale.
E lo si fa, udite udite, con "Il Rompiscatole" Bonolis di "Affari tuoi".
Questo, mi hanno convinto, deve essere grande motivo di orgoglio per la nostra tivvù di stato.
Considerando cosa si intende in Rai con “rompere le scatole”, mi interrogo sull’inquietante significato di “servizio pubblico”.
In Rai si canta fuori dal coro, finalmente, anche se soltanto con Music Farm.
In Rai finalmente si vince la battaglia degli ascolti nella fascia pre-serale.
E lo si fa, udite udite, con "Il Rompiscatole" Bonolis di "Affari tuoi".
Questo, mi hanno convinto, deve essere grande motivo di orgoglio per la nostra tivvù di stato.
Considerando cosa si intende in Rai con “rompere le scatole”, mi interrogo sull’inquietante significato di “servizio pubblico”.
lunedì, maggio 03, 2004
Lo scempio:
«Cancellato tutto.
(Schiocco forte di un battito di mani)
Come il tempo che ho perso.
Ecco. Solo un altro click!
(schiocco di dita)
Cancellato ancora!
C’è chi cancella. Beato lui! E c’è chi tiene tutto. Conosco un tipo che, come me, conservava gli amori.
Vivi.
Palpitanti.
Cuori conservati in ghiaccio secco pronti per essere trasportati, sezionati, trapiantati.
Il suo continuum temporale era un eterno sovrapporsi di emozioni e spazi.
Era solo.
Come tanti.
Solo con i suoi amori.
Solo.
Con i suoi segreti.
Solo.
Con i suoi tesori.
E ostinato.
Ostinatamente convinto che tutto ciò che aveva vissuto con il suo amore puro, per nulla progettuale, potesse bastargli a sostenere il peso di una vita che sentiva ancora pienamente sua.
Ostinatamente circondato da donne che aveva amato e che ancora lo amavano, ma mai legato a quel suo passato, che sentiva parte di sé , ma che non poteva non lasciare andare.
Era solo contro tutto, solo e felice, nonostante tutto.
Ma non so quanto a lungo reggerà.
Quanto a lungo resisteremo.
Non ve lo nascondo, quel mio amico sta per cedere.
Ora lo chiamo Hannibal.
Aprendo il suo frigorifero, giorni fa, ho notato che chiude, chissà perché, il cartone del latte con il fermacapelli della sua ex-fidanzata.
Forse solo per ricordare quanto l’amò, forse per non cedere al tempo e continuare ad amarla ogni giorno.
Gli ho detto:
Amico! L’amore è leggerezza e noi siamo i sui giullari.
L’oggetto ed il ricordo sono solo feticci che il buon giocoliere non rimpiange di aver lasciato cadere!
Annuiva ma non mi ha creduto, Hannibal !
Hannibal ormai è ragione e follia.
Hannibal oramai è perduto.
Hannibal (lanciando il fermacapelli a Cinzia) non sa più amare..
Amare davvero.»
«Cancellato tutto.
(Schiocco forte di un battito di mani)
Come il tempo che ho perso.
Ecco. Solo un altro click!
(schiocco di dita)
Cancellato ancora!
C’è chi cancella. Beato lui! E c’è chi tiene tutto. Conosco un tipo che, come me, conservava gli amori.
Vivi.
Palpitanti.
Cuori conservati in ghiaccio secco pronti per essere trasportati, sezionati, trapiantati.
Il suo continuum temporale era un eterno sovrapporsi di emozioni e spazi.
Era solo.
Come tanti.
Solo con i suoi amori.
Solo.
Con i suoi segreti.
Solo.
Con i suoi tesori.
E ostinato.
Ostinatamente convinto che tutto ciò che aveva vissuto con il suo amore puro, per nulla progettuale, potesse bastargli a sostenere il peso di una vita che sentiva ancora pienamente sua.
Ostinatamente circondato da donne che aveva amato e che ancora lo amavano, ma mai legato a quel suo passato, che sentiva parte di sé , ma che non poteva non lasciare andare.
Era solo contro tutto, solo e felice, nonostante tutto.
Ma non so quanto a lungo reggerà.
Quanto a lungo resisteremo.
Non ve lo nascondo, quel mio amico sta per cedere.
Ora lo chiamo Hannibal.
Aprendo il suo frigorifero, giorni fa, ho notato che chiude, chissà perché, il cartone del latte con il fermacapelli della sua ex-fidanzata.
Forse solo per ricordare quanto l’amò, forse per non cedere al tempo e continuare ad amarla ogni giorno.
Gli ho detto:
Amico! L’amore è leggerezza e noi siamo i sui giullari.
L’oggetto ed il ricordo sono solo feticci che il buon giocoliere non rimpiange di aver lasciato cadere!
Annuiva ma non mi ha creduto, Hannibal !
Hannibal ormai è ragione e follia.
Hannibal oramai è perduto.
Hannibal (lanciando il fermacapelli a Cinzia) non sa più amare..
Amare davvero.»
A Narsil ciò che é di Narsil:
«Cancellato tutto. Clic. Come il tempo che ho perso.
Ecco. Un altro clic. Cancellato ancora.
C'é chi cancella e chi tiene tutto. Conosco un tipo che, come te, conserva gli amori. Non congelati nel refrigeratore modello Hannibal. Vivi. Palpitanti. In un continuum temporale che é un eterno sovrapporsi di emozioni e spazi.
Non so. La mia densa razionalità si rifiuta ancora di capire le intuizioni che la pancia si ostina (e si diverte) a tirare per aria, giocoliere di leggerezza, giullare di corte.»
«Cancellato tutto. Clic. Come il tempo che ho perso.
Ecco. Un altro clic. Cancellato ancora.
C'é chi cancella e chi tiene tutto. Conosco un tipo che, come te, conserva gli amori. Non congelati nel refrigeratore modello Hannibal. Vivi. Palpitanti. In un continuum temporale che é un eterno sovrapporsi di emozioni e spazi.
Non so. La mia densa razionalità si rifiuta ancora di capire le intuizioni che la pancia si ostina (e si diverte) a tirare per aria, giocoliere di leggerezza, giullare di corte.»