lunedì, febbraio 16, 2004

Finalmente è successo..
Ho vinto il mio primo torneo di Bridge.
Iniziavo a dubitare che sarebbe mai accaduto.
Il Bridge è un gioco di squadra e io, in questo periodo, mi sono trasformato in una sorta di eremita.
Mi accade sempre quando capisco di non avere più un equilibrio stabile, una casa nella quale tornare quando tutto intorno crolla.
Le persone che mi circondano lo avvertono. E' inevitabile. E io, in maniera più o meno cosciente, le allontano.
E' successo anche al mio abituale compagno di Bridge.
Io e Al siamo abituati a mirare in alto, ci sembra il modo migliore per allenarsi a vincere come a vivere.
Non sempre è importante raggiungere l'obiettivo, ma è importante sapere di aver dato il massimo.
E allora via, spavaldi, a mirare traguardi irraggiungibili solo per accorgerci che siamo lì, soltanto a un passo dalla vetta.
Gioire della sorpresa di scoprirci un po' più bravi del previsto. Gioire anche nella sconfitta.
Ma per gioire, si sa, bisogna sapersi amare. E io non sapevo più farlo.
Al non poteva non "sentirlo", e puntuale mi ha raggiunto il suo:
- Non giocherò più con te. Non ci divertiamo più.
Quel giorno abbiamo smesso di giocare e abbiamo iniziato a competere.
Abbiamo iniziato a scegliere compagni di squadra a caso, solo per il piacere di dimostrare all'altro di essere sempre all'altezza.
Un nuovo sguardo alla classifica:
io al primo posto, lui al terzo.
Classifica del torneo precedente:
Lui al primo posto, io al quinto.
Stiamo diventando piuttosto bravi, questo è evidente.
Ma vincere non era il mio obiettivo. Non in questo modo.
Il mio obiettivo è tornare a divertirmi, giocando con Al.